Lingua Italiana dei Segni: le decisioni della Camera dei Deputati. Riflessioni.


Sotto il resoconto stenografico della seduta del 7 giugno 2011.
Seduta avvenuta dopo le audizioni di numerosi esponenti del mondo dell’associazionismo, della ricerca, della comunità scientifica.
Nelle audizioni si è riproposto quello che già stava avvenendo nella discussione alla Camera: da un lato coloro che ritengono che non esista la Lingua dei Segni e dall’altro coloro che prendono atto che il riconoscimento della Lingua dei Segni è atto dovuto.

Il primo gruppo è la maggioranza, per cui si era già capito che le audizioni, a cui hanno partecipato uno sparuto gruppetto di deputati, in realtà erano solo atto formale, tanto formale che il primo risultato della seduta di ieri è che si da lo stop alle audizioni e si invita ad inviare solo memorie scritte…. secondo voi quanti leggeranno le memorie scritte?

Il dibattito intervenuto alla Camera dei deputati ha avuto un solo risultato: denunciare l’arretratezza culturale dell’Italia sulle questioni legate alle Lingua dei Segni.
Arretratezza, ignoranza, supponenza e arroganza.

Un cocktail micidiale.

Nonostante ci siano fior di professionisti all’interno del gruppo contro l’approvazione della Lingua dei Segni io, ben poco titolata e miss nessuno, mi permetto di dare questo giudizio in tutta coscienza ed eventualmente rispondendo in prima persona di quanto asserisco.

A fronte delle opposizioni al riconoscimento della lingua italiana dei segni c’è infatti un pregiudizio forte contro la natura della lingua stessa, fregandosene altamente se a livello mondiale la comunità scientifica e gli organi sovrannazionali abbiano già dato per appurato che la lingua dei segni è la lingua madre dei sordi, qualora ad essa vengano esposti sin da piccoli.

Sono infatti ormai innumerevoli gli attestati di riconoscimento e, sul versante opposto, di disconoscimento delle politiche educative dell’oralismo a tutti i costi.

La Camera dei deputati ha però riportato il dibattito proprio sulla natura della Lingua dei Segni, ponendo che si dovesse ribattezzare linguaggio mimico-gestuale, declassandolo da lingua a tecnica.

Ieri la logica conclusione: si adotta il testo passato al Senato, si costituisce un Comitato ristretto (che, se non erro, lavorerà senza obbligo di pubblicità) si rielabora un altro testo sul quale poi verranno presentati eventuali emendamenti e si rispedisce il nuovo testo al Senato.

Quello che probabilmente verrà tolto è il riferimento alla minoranza linguistica, altra questione che tocca la natura della Lingua dei Segni e che sempre a livello internazionale, è stato abbondantemente affermato.

Il problema sarebbe che il nostro ordinamento non riconosce lingue di minoranza quelle lingue che non hanno il requisito della territorialità.
L’Europa sì, lei il requisito della territorialità non lo pone a condizione per il riconoscimento delle Lingue dei Segni, ma l’Italia no, così si evita di tutelare minoranze linguistiche scomode e di second’ordine.

Ma se non andiamo a scavare nei preconcetti continuiamo a discutere di aria fritta.
Il preconcetto è il seguente: la Lingua dei Segni in Italia va verso l’estinzione in nome di una pretesa superiorità legislativa nel campo dell’integrazione scolastica e di un uso delle protesi e dell’impianto cocleare a tappeto.

In Italia si disconosce, in tal modo, quanto riconosciuto nel resto del mondo e sottoscritto con la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità: esiste una comunità di sordi per i quali la lingua dei segni è elemento essenziale di identità.

Il fatto è di per sé gravissimo.

Anche perché ci pone nella condizione di non garantire ai sordi segnanti stranieri di trovare, in Italia, lo stesso status che hanno nel resto del mondo civile.

I paradossi sono evidenti (solo a me, mi rendo conto): per i sordi italiani sarà meglio emigrare all’estero. E per i sordi segnanti stranieri sarà meglio non pensare di diventare cittadini italiani perché perderebbero i diritti acquisiti e tornerebbero indietro di un trentennio nella loro battaglia per il riconoscimento sociale e l’inclusione.

Lo sforzo fatto dalla comunità internazionale di valutare l’individuo sui criteri del funzionamento e delle capacità residue, di togliere l’etichetta di handicappato su cui intervenire con processi di normalizzazione o da escudere dal circuito della normalità, di questo si sta parlando.

L’intero impianto della Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, l’Italia lo scardina in una mossa e fa scacco matto alla modernità.

Per cui se mi nascesse un figlio sordo e decidessi di adottare la lingua dei segni per fornirgli un futuro possibile… inizierei una lunga battaglia fatta di disconoscimenti delle mie scelte.

La Convenzione ONU e l’Europa sono organismi che hanno potere sovrannazionale. Essi hanno decretato che la Lingua di Segni ha diritto ad essere tutelata e riconosciuta come lingua. Che all’interno delle politiche per le disabilità i sordi sono riconosciuti portatori di un identità e di formano una comunità. Il paventato pericolo che se accetti di riconoscere la lingua dei segni lingua tutti gli effetti esci dalla condizione di disabile è una di quelle stupidaggini che fanno vergognare di essere italiani.

La Comunità internazionale ha decretato che
1) i sordi sono dei disabili
2) i sordi hanno una propria lingua
3) questa lingua non ha il carattere della territorialità
4) questa lingua ha pari dignità delle lingue orali
5) tutto ciò li costituisce in comunità
6) questa condizione di disabilità, minoranza linguistica non territoriale e comunità,va riconosciuta e tutelata.

Da nessuna parte sta scritto che tutti i sordi devono acquisire la lingua dei segni e che verrà impedita la ricerca di tutte le soluzioni possibili alla sordità, da nessuna parte si legge l’obbligo ad abbandonare l’oralismo, da nessuna parte si fa di tutta un erba un fascio, i disabili sensoriali dell’udito che non si riconoscono nella comunità del sordi non hanno in nessun modo leso il loro diritto a perseguire le loro scelte.
La tutela delle persone sorde non ha necessità di ulteriori leggi, questa la mia opinione, le leggi ci sono e unite alle leggi sovrannazionali si potrebbe avere una situazione di dignità riconosciuta e tutelata così come per tutte le altre disabilità (o anzi di più perché ci sono altre disabilità che se le scordano le tutele ottenute dai disabili sensoriali…)
Il punto è esattamente un altro: il riconoscimento di quella parte di persone sorde che si riconoscono in una comunità, che utilizzano una lingua e optano per il perseguimento dell’affermazione sociale del loro essere.

E’ una condizione nuova e si fatica a comprenderne le implicazioni perchè siamo troppo fortemente ancorati al pregiudizio e agli interessi di bottega. Ma a breve questa richiesta di riconoscimento di uno status altro per l’accesso alla vita sociale con pari dignità, questo tutti uguali tutti diversi, sarà preponderante e i sordi sono solo l’apripista di un dibattito per l’inclusione che di necessità dovremo affrontare.

7 commenti »

  1. Gregorio said

    “minoranza linguistica, altra questione che tocca la natura della Lingua dei Segni e che sempre a livello internazionale, è stato abbondantemente affermato.”

    Urca! Davvero? Dove si dice? Io non riesco a trovare riferimenti a minoranze linguistiche di lingue dei segni.

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  2. tasti said

    @Gregorio… io sono un ignorante, questo non l’ho mai negato, però se l’EDU con la carta di Bruxelles chiede il riconoscimento delle lingue dei segni come lingue di minoranza facendo appello a tutti i documenti integrati tra minoranze linguistiche e lingue dei segni… l’affermazione direi che è valida. Se poi vogliamo aspettare l’inserimento da parte dell’Europa come lingua di minoranza va bene, ma l’indirizzo internazionale è quello, è dichiarato ed aspetta solo di essere legiferato. (Anche lì però dipende dalla forza della richiesta che, se fosse pari alla forza espressa dai sordi italiani… direi che non avrebbe nessuna speranza!)
    infine: dal sito della commissione europea multilingusmo mi pare di capire che l’EDU sia voce importante e ben più titolata di me per essere considerata attendibile… no?

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  3. Greg said

    Credo di averla trovata… L’EDU per caso è l’European Union of the Deaf? Allora il sito è http://www.eud.eu/ e la carta si può trovare su un altro sito… http://gehoerlos.plh.lu/media.php?show=SL_of_Deaf_as_Minority_Languages.pdf
    Be’ l’EDU è l’organismo che riunisce le associazioni nazionali dei sordi, quindi è il corrispondente dell’ENS a livello europeo.
    Sì in effetti è una voce autorevole ma il riferimento alla minoranza linguistica è fin troppo ovvio che provenga da loro.
    Non ha certo la forza di una convenzione ONU strasottoscritta dai parlamenti che stabilisce l’esistenza di lingua e cultura sorde.

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  4. tasti said

    @Gregorio… (i commenti vanno in moderazione quando si inseriscono link)
    la dichiarazione è al link

    Fai clic per accedere a brussels_declaration_FINAL.pdf

    ciò che è importante è il richiamo a tutte le disposizioni internazionali che portano al riconoscimento delle lingue dei segni come lingue di minoranza.

    Ora, io capisco che a intestardirsi sulle proprie posizioni porta a voler spaccare il capello in 4 però uno sforzo occorre pure farlo… la Convenzione ONU e l’Europa DI FATTO pongono le lingue dei segni come lingua della comunità dei sordi. Puoi notarlo lì dove la Convenzione spiega cosa si intende per linguaggio e cosa per lingua e che la lingua dei segni è pari alle lingue verbali. Puoi notarlo dalle risoluzioni europee e come sul sito europeo sul multilinguismo ci sia una voce dedicata. Non è inserita tra gli ausili della disabilità ma tra le lingue utilizzate nella Comunità Europea.
    (A me sembra di star ripetendo cose che ci siamo già detti)

    La Convenzione ONU dà un riconoscimento di fatto alla Lingua dei Segni come lingua e ai sordi come comunità e parla anche di identità; inoltre IMPONE agli Stati che hanno ratificato il protocollo opzionale, di legiferare nel senso che essa indica.
    Quindi lo Stato Italiano dovrebbe riconoscere la Lingua dei Segni come lingua dei sordi e tutelare il loro sviluppo attraverso la lingua dei segni e dispone che i sordi debbano avere la lingua dei sengi come lingua di accesso alla vita scolastica, sociale, culturale, all’informazione ecc.
    In effetti non si dice che è una minoranza linguistica, pur definendola in tutti i suoi elementi come lingua di minoranza.
    Inoltre la convenzione dichiara che essa non è oltre i diritti umani ma in aggiunta: i disabili godono di tutti i diritti umani già dichiarati attraverso altra convenzione sui diritti umani e IN PIU’ dei dirittti sanciti dalla Convenzione sulle persone con disabilità. Tra i diritti inalienabili dell’essere umano c’è il non essere discriminato per la propria lingua, nella carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea c’è il non essere discriminati per la lingua…

    Allora se io ho una mia lingua, se appartengo ad una comunità, se ho una mia specificità identitaria collegata intrinsecamente alla mia disabilità e alla mia lingua… sono o non sono minoranza linguistica?
    La Convenzione ONu, la Convenzione sui diritti dell’Uomo, le Carte dei diritti dell’Unione Europea, le risoluzioni europee sulla lingua dei segni … tutto porta alla logica conseguenza che le lingue dei segni, come già sancito dalla Convenzione Europea sui diritti delle persone con disabilità, sono delle LINGUE. E le lingue di un popolo vanno rispettate, così come le Convenzioni.

    Le obiezioni: ci sono sordi che non si riconoscono ecc.. ecc.. bene, il discorso si complica, e su questa complicazione è giusto discutere e ragionare ma non perché qualcuno non vuol partecipare di una comunità quella comunità deve essere disconosciuta.
    Io sono nata nel Lazio da padre laziale, ma mai potrei definirmi laziale; mi sento siciliana, eppure devo sempre spiegare questa mia origine e dire come mai non sono laziale (non ho mai vissuto nel Lazio!). Come gli italiani nati all’estero, adesso possono anche votare ma temo siano poco poco italiani e molto della cultura e del paese in cui si sono formati e integrati. Discutiamone. Questo capita a tutti, in tutte le comunità e in tutte le culture: è il magico mondo del meticciato, ha anche i suoi vantaggi.

    Che mi si obietti, però, che il riconoscimento di un diritto essenziale è impossibile perché creerebbe costi… scherziamo? Di questo non discuto, mi spiace, se il problema è l’art. 3 che venga immediatamete rimosso l’art. 3.

    Leggi le risoluzioni, le convenzioni, le carte dei diritti e shekera: stiamo parlando di minoranza linguistica. Lo afferma la comunità internazionale. Abbondantemente.

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  5. Raoul said

    Lazio dove 🙂 Sud?

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  6. tasti said

    @Raoul…
    non si riconosce una ciociara quando la si… legge?
    😉

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  7. Raoul said

    Non ci crederai mai …. ma sono ciociaro anche io 😉

    PS. ho avuto il sospetto

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