Credo sia la prima volta in assoluto che salto interi paragrafi durante la lettura di un libro che, comunque, mi piace.
C’è un mondo in quel “comunque”.
La Ruota del Tempo di Jordan. Una megaopera fantasy scritta pensando ad un lettore tipo il Ragionier Fantozzi. Al sesto libro mi avevano assicurato che, superato quello, il resto sarebbe stato più scorrevole, al settimo ho perso i miei punti di riferimento, i miei perché, le mie certezze e non capisco cosa diavolo me ne importi di calarmi nel dettaglio del mondo di Jordan, che di certo sfoga, nel suo narrare, quelle sue tendenze al pettegolezzo e al chiacchiericcio e all’inutile divagazione.
Per qualcuno il treno ha fischiato, per me resteranno delle tazzine di ceramica blu, cosa me ne frega delle tazzine di ceramica blu, cosa portano in più o in meno alla narrazione sapere che sul vassoio di legno squadrato la teiera di ceramica è blu dal manico dorato è abbinato a tazze grandi dello stesso colore? Se non fossi immersa nella lettura del più lungo dei romanzi con le più lunghe digressioni della storia della narrativa mondiale avrei anche apprezzato la finezza del servizio da the, ma invece no.
Io Jordan me lo immagino sdraiato sul tappeto, fumato di brutto, che continua a dettare descrizioni ridendo come un folle – o meglio come Rand – continuando a mettere particolari assolutamente inutili per il puro gusto di continuare a aggiungere roba.
E quindi mi snerva questa lettura del superfluo.
Dovrei smettere, mi spiace per la storia perché merita la lettura, ma il masochismo letterario non lo avevo considerato e vorrei potesse continuare a restare fuori dalla mia vita.
Sarebbe bellissimo, ma davvero bellissimo, sarebbe una cosa da Nobel se qualcuno purgasse il romanzo di tutto l’inutile.
Che poi non è un giallo per il quale la lettura è necessaria per arrivare al finale, è un fantasy e diciamo che al 99,99 % il protagonista vincerà la battaglia e che per il SuperCattivo non c’è storia sin dall’inizio.
E’ un romanzo notevole, il rapporto dei protagonisti con la follia è persino degno di uno studio a parte, ma… far diventare folle il lettore faceva parte del piano?
